domenica 17 gennaio 2016

Comunità musulmana a Mazara del Vallo

omunità musulmana a Mazara del Vallo SABATO 16 GENNAIO 2016 17:34 MARIA GRAZIA VITALE E-mailStampaPDF 12522956_10207171754644697_6552456807333239189_n.jpg La comunità musulmana a Mazara del Vallo di MARIA GRAZIA VITALE Mazara del Vallo, città situata al limite estremo della Sicilia, è stata definita dalla stampa la città più araba dell’Europa, sia per l’alta percentuale del gruppo arabo immigrato che per il fatto di essere una delle più antiche aree di immigrazione nel nostro territorio. E’ una specie di specchio anticipatorio di dinamiche che in futuro potrebbero maturare in altre zone d'Italia. Leggere l’esperienza dei Tunisini immigrati in questa città può dare un aiuto per capire i ritardi e le difficoltà nel divenire dell’integrazione, i limiti e le resistenze ma anche le potenzialità e le contraddittorietà di questo fenomeno che investe ormai tutta quanta la nostra nazione. Chi sono allora gli immigrati di Mazara del Vallo, quale cultura hanno portato con sé e, soprattutto, quale tipo di rapporto sono riusciti ad instaurare con la gente autoctona? Si è realizzata l’integrazione dopo più di 40 anni di insediamento? La risposta a quest’ultima domanda è che non si è ancora realizzata una vera integrazione. Essa, l’integrazione, non è certamente un’opera di adattamento, di assimilazione, di lento e selettivo assorbimento degli immigrati entro le strutture di relazione del nostro mondo occidentale. Non può dipendere solo dagli sforzi dello straniero per sfumare o cancellare la propria identità, i suoi tratti etnici e culturali attestanti la sua “diversità”. Dipende sicuramente da ben altro. Dipende dalla formulazione di nuove prospettive, che tengano conto della compresenza e della interazione fra culture diverse, dipende da una gestione articolata delle differenze,da una rielaborazione di eredità e patrimoni etnici, da una visione antropologica di ampio respiro. E’ certamente un processo molto lento e di difficile attuazione. Per quanto riguarda gli extracomunitari, si può solo allora parlare di inserimento-adattamento. Un gruppo di minoranza, uscendo dall’anonimato, cerca di farsi accettare dalla maggioranza autoctona continuando a rimanere quello di prima, con le sue regole, i principi religiosi, la sua cultura. Oggi il 90% degli immigrati a Mazara è tunisino, anche perché la città dista appena 140 chilometri via mare dalla Tunisia. Alla comunità tunisina che vanta una storia di migrazione di più lunga durata nel tempo, si sono gradualmente aggiunte, nel corso degli anni, presenze di altre etnie, tra cui spiccano quelle provenienti dalle aree dell’ex Iugoslavia (rom) e del Marocco, sia pure con proporzioni di molto ridotte rispetto a quelle dei primi venuti. I marocchini hanno in città una presenza quasi “invisibile”, che si confonde con quella predominante dei tunisini. I primi "musulmani" che, negli anni settanta, attraverso il Canale di Sicilia, arrivarono a Mazara del Vallo facendo lo stesso tragitto dei loro antenati conquistatori, si insediarono nelle case del Centro Storico della città, proprio dove un tempo avevano vissuto i loro lontani antenati. Il loro è stato un infelice ritorno, come ebbe ad affermare un sociologo mazarese,il professore Antonino Cusumano, in un libro dal titolo “Il ritorno infelice ”; è stato un ritorno fatto di sofferenze e privazioni di ogni sorta. Primi ad arrivare sulla costa siciliana, quasi in avanscoperta, furono uomini soli, di età compresa tra i 25 ed i 30 anni. In una seconda fase, cominciarono ad arrivare le donne e si ricomposero interi nuclei familiari. Ci fu allora in città un notevole incremento demografico. Nella storia dell’immigrazione tunisina in Sicilia, l’arrivo delle donne è stato certamente un segno di stabilizzazione e di ampliamento degli orizzonti sociali e culturali. Le donne musulmane stabiliscono rapporti con il vicinato, con i commercianti, con le strutture del servizio sanitario, con gli uffici pubblici, con gli insegnanti dei propri figli, ma continuano a mantenere l’aggregato sociale della terra di appartenenza. Con i loro connazionali riproducono fedelmente il loro ambiente ed il loro modo di vita. Si potrebbe quasi affermare che le famiglie tunisine stabilitesi a Mazara hanno due anime, una araba, rigidamente osservante dei principi religiosi, delle tradizioni, della cucina e dello stile di vita musulmano ed un’anima tutta siciliana, mazarese, che li spinge a stabilire buoni rapporti di convivenza con le persone con cui vengono in contatto. Oggi, nelle seconde e terze generazioni di immigrati si possono notare dei mutamenti. Sono infatti i figli nati in Italia, socializzati e secolarizzati nel nostro Paese, quelli che introducono delle variabili nel processo d’integrazione socioculturale. Sono loro che, con l’assunzione di nuovi comportamenti, stanno operando la sintesi fra ciò che di nuovo hanno acquisito e la loro cultura di base. La lingua in cui si esprimono è un misto di dialetto siciliano, di italiano, di arabo, insomma usano un linguaggio tutto loro. Molti, in casa guardano programmi televisivi dei paesi d’origine e conoscono poco l’attualità del paese che li ospita. La loro è una condizione ambivalente. Si trovano nel mezzo, come fra le due rive di un fiume o piuttosto tra le due sponde del Mediterraneo. Per le nuove generazioni nate in loco la vita è differente. Per i Tunisini la prossimità geografica con il Paese d’origine spesso finisce con il fare allontanare la prospettiva del ritorno definitivo degli adulti in patria, mentre gli oggetti acquistati in Italia (automobili, scooter, elettrodomestici o cellulari) sono diventati simbolo del successo della loro impresa migratoria. Con gli oggetti ci sono anche nuovi stili di vita assimilati in Italia, una nuova percezione delle cose che certamente li fa sentire diversi dai connazionali rimasti in patria. A Mazara è nato, per opera della Caritas, un centro di ascolto in lingua araba e, giorno dopo giorno, nascono nuovi progetti di integrazione. E’stato di recente attivato uno sportello polifunzionale in favore della popolazione immigrata dove lavorano un assistente sociale, un mediatore culturale ed un collaboratore amministrativo; si organizzano attività ludico-ricreative culturali per favorire l’educazione alla legalità e prevenire le devianze. Il nuovo sindaco della città ha anche nominato ufficialmente un professore arabo come esperto in rapporti con il mondo islamico per sostenere il processo di sviluppo della città di Mazara del Vallo nel contesto euro-mediterraneo. Anche se pochi sono stati fino ad ora i matrimoni misti, nascono oggi belle storie d’amore fra giovani mazaresi e tunisini. Moltissimi sono oggi i ragazzi extracomunitari che frequentano gli Istituti Tecnici e professionali; giovani che conoscono i loro diritti e non vivono più il disagio che era stato proprio dei genitori. Ad essi è affidata una scommessa, quella di rifondare una nuova identità a partire da due diversi riferimenti geografici e culturali. Attraverso le loro scelte e le loro conquiste, le loro rinunce e le loro scoperte sarà forse possibile intravedere nuove prospettive. I maschi diplomati non vogliono andare per mare come i loro genitori per pochi euro al mese. Girano a gruppi per le strade della città e sperano in una buona occasione di lavoro. In questo i figli degli immigrati sono perfettamente simili ai figli degli autoctoni: nella ricerca di un lavoro. Un lavoro che in Sicilia, purtroppo, non c’è. Share