lunedì 17 novembre 2014

LA FONTANA DI TURRI BIANCA Un pomeriggio intero trascorso a giocare per le vie del centro. Con un rudimentale carrettino costruito con piccole ruote applicate sotto un asse di legno, avevano attraversato vie e piazze rincorrendosi velocemente e gridando di soddisfazione ogni volta che uno di loro, a turno, riusciva a salire sullo speciale mezzo di trasporto. Erano già le otto di sera quando Damiano gridò all'amico:<< Bartolomeo, torniamo a casa! Mia madre s'arrabbia !>> Bartolomeo non rispose, era troppo stanco per farlo. Si sedette su un gradino del marciapiede e cercò di riprendere fiato. La sua casa era là vicino, in una stradina di “Turri bianca”, la piazza dove un tempo doveva esserci stata proprio una torre , forse bianca o certamente di un colore diverso dal resto delle case e dalle vecchie mura che avevano circondato la città antica. Ora, nel 1950, la zona della torre era divenuta una piazza. Ampia, bella, capace di contenere un numero notevole di gente. E, proprio nel centro, era in costruzione una bella fontana. "Veni, Damiano, scinnemu a vidiri lu scavu di la fontana!" Bartolomeo non aveva ancora voglia di tornare a casa. La madre gli avrebbe dato un pezzo di pane con un po' di formaggio secco e subito dopo gli avrebbe detto che era ora di andare a letto. Il ragazzino fece un gesto di noia pensando a ciò che l'attendeva e, istintivamente, cercò un modo che gli consentisse di prolungare i giochi della giornata. " Iu scinnu ni la fontana, Damiano . Tu veni? " "Aspetta, vaiu a posari lu carritteddu e vegnu !" Bartolomeo , un piede dopo l'altro e attento a non cadere , volle vedere fino a che punto erano arrivati gli scavi. Era curioso di sapere come avrebbero proceduto nella successiva fase del lavoro: rivestimento e immissione dell'acqua per la fontana. Quando il ragazzino arrivò in fondo allo scavo, si fermò un attimo. Erano pochi metri ma si sentiva al centro della terra. Scavando, scavando, si potrebbe arrivare dall'altra parte del mondo! Sorrise ai suoi pensieri e alzò la testa per guardare in alto e vedere se era arrivato il suo amico Damiano. Il colpo che avvertì sul capo non fece rumore ma fu un suono secco come di un legno che si spezza. Vide la pietra che , dopo avere colpito il suo capo, cadeva tra le altre rotolando leggera, tonf, tonf, poi perse i sensi. Che era successo? Bartolomeo aprì gli occhi e vide Damiano chino su di lui. "Presto, presto, tua madre ti cerca! Come ti senti?" Bartolomeo non aveva tempo per pensare a come si sentiva, doveva correre a casa e, soprattutto, doveva cercare di nascondere ai genitori il fatto che era sceso nella fontana in costruzione. " Tirà una petra , ddu gran curnutu!" " Ma cu fu? " " Unu chi passava di ccà!" " Damiano, non diri nenti , mi raccumannu. Nun successi nenti ". Invece qualcosa era successo, altro che! Erano forti dolori uniti a perdite di sangue quelli che il ragazzo cominciò ad avvertire già la stessa notte. Per la famiglia di Bartolomeo ignara dei fatti iniziò un calvario che durò all'incirca due mesi. Dottori , specialisti , maghi, fattucchiere, cure mediche e naturali , erbe e medicine , non ci fu niente da fare. Bartolomeo partì da questo mondo senza mai confessare a nessuno che era stato colpito alla testa da una pietra mentre si trovava nella fontana in costruzione. E Damiano? Neanche lui parlò mai dell'incidente. Solo dopo molti anni si decise a raccontare cosa era accaduto. “Questa fontana è maledetta !” diceva la gente quando, a distanza di anni, un altro ragazzino vi finì annegato. Così molti si rallegrarono quando la fontana fu definitivamente smantellata per dar posto ad una stazione di autobus. Oggi “Turri bianca” è solo un ricordo. Ribattezzata piazza Giacomo Matteotti, assiste ad un continuo viavai di macchine che ruotano attorno a qualcosa di verde che sta al centro e a cui nessuno presta attenzione.